È possibile oggi “educare alle emozioni”? Parlare di educazione in ambito emotivo vuol dire poter parlare di cambiamento. Significa identificare le emozioni non come qualcosa di immutabile e incontrollabile. Al contrario, come una dimensione su cui è possibile esercitare un’influenza intenzionale, organizzata e prolungata. E questo è un cardine fondamentale all’intero dei processi comunicativi.
La possibilità di esercitare tale influenza implica che esista almeno un aspetto delle emozioni che possiamo organizzare e su cui possiamo applicare un controllo. Se le emozioni fossero solamente pure risposte istintive, l’unica possibilità di influire su di esse sarebbe quella di un controllo repressivo dettato dalla ragione.
Emozioni, Significato
Ad oggi non esiste una definizione ed un significato di emozioni che incontri un consenso unanime. Tuttavia, è possibile individuare un nocciolo comune, condiviso da diversi autori. Esso racchiude quelle che vengono considerate le caratteristiche che per consuetudine definiscono un’emozione. In particolare, la maggior parte degli studiosi ritiene che l’emozione, per essere considerata tale, debba durare per un tempo limitato. L’emozione sembrerebbe suscitata da una specifica situazione-stimolo esterna o interna e deve essere costituita da diverse componenti o modalità di reazione. Tra queste ultime, le principali sono: l’attivazione fisiologica, il comportamento espressivo, il sentimento o vissuto soggettivo, la tendenza all’azione (componente motivazionale) e la valutazione della situazione-stimolo (componente cognitiva).

Le emozioni, dunque, svolgono una funzione adattiva, in quanto costituiscono una risposta immediata ad una sollecitazione ambientale. Per questo motivo ritengo che sia fondamentale il connubio tra EMOZIONI e COMUNICAZIONE.
Emozioni tra Mente e Corpo
Partendo dalle considerazioni di James e Cannon: le reazioni fisiologiche e il vissuto soggettivo sono due aspetti fondamentali dell’emozione. Nel 1962 è stata elaborata la Teoria Cognitivo-Attivazionale, detta anche teoria dei due fattori. Secondo tale teoria per determinare l’esperienza soggettiva di un’emozione, sarebbero necessarie sia l’attivazione fisiologica sia l’interpretazione cognitiva di tale attivazione. In particolare, l’interpretazione cognitiva avviene attraverso l’etichettamento dell’esperienza emotiva. Questo processo viene effettuato attraverso un’elaborazione delle emozioni, un ragionamento e un’attribuzione causale. Più precisamente, la teoria dei due fattori si basa su tre postulati che trovate qui di seguito.
3 Postulati
a) Se una persona si sente attivata fisiologicamente senza sapere perché, cercherà una spiegazione plausibile nel contesto.
b) Se l’individuo dispone di una spiegazione adeguata della sua attivazione fisiologica, non avrà bisogno di cercarla nel contesto.
c) Il processo di interpretazione cognitiva avverrà solo nel caso in cui la persona è effettivamente attivata fisiologicamente.
Emozioni Primarie (o di Base)
In una situazione conflittuale o di pericolo, animali appartenenti a specie anche molto differenti tra loro tendono a produrre un comportamento espressivo simile. Come aveva già dimostrato Darwin nel suo lavoro comparativo (1872), animali in uno stato di aggressività o di difesa tendono a mostrarsi più grandi e forti di quanto realmente siano. Come mai? molto semplice e intuitivo: per incutere paura e sottomissione nei loro predatori o aggressori. Le idee di Darwin sono state più volte riprese e ancora oggi servono da sfondo a molte teorie sulle emozioni e sulla loro espressione.
La maggior parte degli autori che si occupano di questo tema, infatti, si inserisce esplicitamente in una prospettiva darwiniana. Alla base di molti studi sulle emozioni, c’è il tentativo di identificare le cosiddette emozioni primarie o di base.
Espressione Facciale
Ekman ha approfondito, in particolare, l’espressione facciale delle emozione. Un elemento già studiato da Darwin, che aveva rilevato come nei primati superiori si potesse osservare una mimica universale e simile a quella della specie umana. Ha raccolto, infatti, numerosi dati che confermano l’universalità delle espressioni facciali delle emozioni basilari (Felicità, Sorpresa, Disgusto, Rabbia, Paura, Tristezza).
L’esperimento più noto, a questo proposito, è stato compiuto nel 1972 ed è stato di tipo interculturale. Gli autori hanno selezionato 6 fotografie, ciascuna associata ad un’espressione di felicità, sorpresa, disgusto, rabbia, paura, tristezza. Queste foto state mostrate a 21 gruppi di soggetti sperimentali, ciascuno residente in un diverso paese, di cui soltanto 11 stati erano occidentali. Ogni soggetto doveva associare la foto del viso ad una delle sei emozioni elencate. Il risultato ha mostrato che in tutti gli Stati i soggetti avevano associato allo stesso modo felicità, tristezza e disgusto ed erano in maggioranza d’accordo anche per le altre tre emozioni.
Le sei emozioni primarie o di base, quindi, sono state definite in questo caso sulla base di prove sperimentali relative al riconoscimento dell’espressione del volto.
Inside Out è un film molto carino a cartoni animati che parla proprio delle emozioni di base.
L’Empatia alla base del rapporto comunicativo
Per poter veicolare un messaggio, che sia esso un messaggio tra due persone o un messaggio da parte di un’azienda, di un politico o di un datore di lavoro nei confronto dei suoi dipendenti, abbiamo bisogno di investire sull’intelligenza emotiva e quindi sul ruolo fondamentale giocato dell’empatia.
Oggi l’empatia viene sfruttata dai mass media per raggiungere altri obiettivi, come ad esempio per incrementare l’efficacia del marketing, per questo è alla base della comunicazione. L’empatia ci permette di entrare in contatto con la parte più profonda delle persone, di capire i loro bisogni e ascoltare le loro necessità. Possiamo metterci in contatto con i nostri interlocutori sviluppando un rapporto empatico che ci dia la possibilità di conquistare la loro stima e la fiducia.
Intelligenza Emotiva
Di solito una persona non è solo empatica, ma possiede diverse competenze di tipo sociale che usa quotidianamente. Abbiamo visto che l’empatia stessa è un concetto di gran lunga più complicato di quanto normalmente si pensi.
Una teoria particolarmente famosa sull’empatia è quella di intelligenza emotiva, proposta da Salovey e Mayer (1990) e rielaborata da Goleman (1995). L’autore la definisce come la “capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli altrui, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente quanto nelle relazioni sociali”.

Funzione dell’Empatia
L’empatia è dunque una competenza fondamentale che sta alla base delle interazioni sociali. È utile per instaurare e mantenere rapporti sociali soddisfacenti e gratificanti, sia nel privato che nel contesto lavorativo. La sua funzione principale è quella di creare una rete di relazioni intorno alla persona. L’uomo è un animale sociale. Ciò non significa che l’empatia sia una caratteristica peculiare dell’essere umano: è presente anche nel mondo animale.
Solitamente si attribuiscono maggiori capacità empatiche alle donne, mentre gli uomini vengono concepiti come più cognitivi ed orientati al compito. Questo può essere legato ad un discorso di origine evolutiva. Tuttavia, ogni persona può essere empatica.
